Woly non c’è più. Questo nome ai più non dirà nulla, ma chi ha partecipato a “ Mangiamo il mondo ricorderà questa giovane donna senegalese che per anni ha proposto i piatti tradizionali del suo paese in questa manifestazione.
Quando con Manuela abbiamo pensato di organizzare questa kermesse etnico gastronomica, Woly è stata la prima ad aderire con entusiasmo al nostro progetto, e quando i commensali intervenuti applaudivano in segno di apprezzamento per il suo lavoro, faceva tenerezza vedere il suo orgoglio di donna straniera che sui sentiva finalmente partecipe della vita del nostro paese.
Forse senza accorgersi mi ha insegnato molto, ad esempio mi ha fatto conoscere il dolore garbato di una madre che per problemi per lei insormontabili non vedeva sua figlia da 5 anni, quanta gioia ho provato quando dopo molte peripezie si è potuto restituire ad una bimba l’abbraccio della mamma, comprendendo altresì la vera essenza dell’essere assessore del mio paese.
Quando con la sua famiglia ha dovuto traslocare in un paese vicino mi ha spiegato la paura comune a molti stranieri, quella che la solitudine in un paese che non è il tuo si può trasformare in isolamento.
Ma la cosa più importante che ho appreso da questa donna semplice è forse la più banale ma anche la meno scontata, e cioè il fatto di pensare agli stranieri non come una “categoria” ma pensarli come singole persone, così facendo si stemperano le differenze e ci si accorge quante siano le similitudini che ci accomunano, perché se è vero che mangiamo cose diverse, che a volte preghiamo un Dio diverso è altrettanto vero che viviamo delle stesse speranze, esultiamo per le stesse gioie, e soffriamo per gli stessi dolori. Ciao Woly ringrazio Dio per averti incontrato.
Il tuo amico Giancarlo.
una bellissima storia di integrazione che non nasconde le difficoltà, ma evidenzia anche le possibilità che ci sono per migliorare i rapporti con tutti. La pelle può essere diversa ma il sangue, le lacrime e il sudore hanno lo stesso colore…