Riceviamo e pubblichiamo questa lettera.
Caro Ettore
quando penso a te, mi vengono in mente le tue omelie e un’immagine di te scalatore, guida alpina e di una montagna alta, difficile, lontana da casa che tu avevi deciso di scalare.
Con uno zaino capiente , buoni scarponi e un bastone sei partito deciso, con passo svelto e forte.
Il sentiero era dolce e a tratti ombreggiato.
Ma il tempo stava già cambiando e forti temporali accompagnavano il tuo cammino.
Nei momenti di stanchezza guardavi dietro e a volte la voglia di rinunciare e tornare era grande, ma poi vinceva sempre quella sfida che ti eri prefissa: arrivare alla meta e riprendevi a camminare.
Hai trovato tanta gente che ha condiviso con te un pezzo di sentiero e tu sei stato un buon maestro nell’indicare quello giusto per non sbagliare.
Man mano che salivi ogni tanto ti fermavi a guardare le cose dall’alto, sapere che in basso tutto è così complicato, caotico, frenetico, rumoroso e lì il silenzio, il distacco, l’aria pura e quel senso di libertà.. niente appagava più di questo.
Poi la stanchezza, una brutta storta, ma anche il dolore fisico non ti impediva di proseguire.
Lasciare lo zaino, lasciare ogni zavorra, ogni peso inutile, era l’unico modo per poter arrivare e tu l’hai fatto.
Gli ultimi metri sono stati i più faticosi, i più dolorosi fisicamente ma il benessere che ti dava il sapere di essere quasi arrivato, annullava tutto.
Ora ti vedo, in cima, felice che ci sorridi e ci stai dicendo: ne valeva la pena!!
GRAZIE ETTORE!
un’amica
Una lettera di Don Ettore
Dalla Cordigliera delle Ande a tutti gli amici. Natale 25-12-2006
Carissimi amici o meglio, fratelli, dal momento che siamo tutti figli dello stesso Padre e fratelli di suo figlio venuto ad abitare con noi, per camminare assieme verso la casa del Natale definitivo.
Natale infatti non è una festa che si celebra il 25 di dicembre, ma la realtà di ogni giorno, di ogni anno, di tutta la vita,che si realizza in ciascuno di noi, quando ci svegliamo al mattino con il regalo della vita.
Mi sarebbe piaciuto inviare in forma individuale, il ricambio degli auguri ed un ringraziamento per il ricordo, che mi sono stati trasmessi da Rodolfo venuto a trovarmi, però preferisco farlo in questa forma comunitaria, che mi permette di includere anche tutti gli altri amici che mi hanno sempre accompagnato in questi 42 anni di vita in Patagonia e nel mio vagabondaggio in America India ed anche Latina per i milioni di immigrati europei.
All’epilogo della mia corsa, come direbbe San Paolo, mi trovo sulla Cordigliera delle Ande, cercando di alleggerire lo zaino, come facevo quando scalavo le Alpi, con il passo molto più lento, però senza perdere né l’entusiasmo, né la serenità e l’allegria e senza nostalgie.
Ogni giorno, quando spunta il sole e mi sveglio, nasco di nuovo, perché il passato già non esiste più. Esiste solamente il presente con la fede e la speranza per caricare di sogni il futuro e continuare ad amare e ad essere amato. Fra coloro che mi amano dando un senso alla mia vita, siete compresi anche voi nella preghiera del mattino con la quale chiudo con un abbraccio forte ed affettuoso.
Grazie Signore per avermi regalato, per mezzo di mamma e papà, la vita.
Grazie ai poveri che mi hanno aiutato a scoprire ed amare il mio servizio sacerdotale molto di più che gli studi di filosofia e di teologia
Qualche mese prima della ordinazione sacerdotale, mio papà mi disse: “Se diventi prete, io sarò molte felice però tu cerca di essere un prete povero”.
Sempre ho cercato di essere un prete povero, però non ci sono riuscito, Fin dai primi giorni del mio sacerdozio sempre mi sono guadagnato come San Paolo, il mio pezzo de pane con il
il lavoro delle mie mani entrando a formar parte del movimento dei preti operai.
Però in realtà per il semplice fatto di essere prete, sempre ho avuto molto di più di quanto ha bisogno un uomo per vivere felice amando La vita
Gli studi ed i privilegi che gode la gerarchia della Chiesa mi hanno lasciato come unica alternativa, camminare con i poveri che hanno in mano le chiavi del regno.
Adesso continuo a camminare grazie al braccio di appoggio che mi offrono coloro che mi vogliono bene, chiedendo al buon Dio, il Padre di tutti che tiene sempre le porte della sua casa aperte, che quando arriverò mi riceva come un prete povero e no come un povero prete.
Ettore
nato a Cremella 19 gennaio 1926 —- morto a Villa La Angostuna Patagonia Argentina il 1° Giugno 2011
Caro don Ettore,
ti ritroverai con Francesco tuo coetaneo e tuo amico di studi. Godete la pace e la serenità che qui non sempre abbiamo e proteggetemi fino a quando vi raggiungerò.
Grazie Don Ettore
per tutto quello che hai fatto per chi
aveva poco a livello economico ma aveva tanto da dare a livello umano.
Ricordo tantissimi anni fa, venne a trovare mio padre, ci eravamo appena trasferiti nella nuova casa, la benedì. La sua schiettezza e simpatia mi colpi.
Grande persona! Ciao Don Ettore. Anna