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Il rastrellamento massacro del Monte Grappa nel settembre 1944

Nella sala civica di via Mons.Colli organizzato dall’Arci di Barzanò con il patrocinio dei due comuni ci Barzanò e Cremella si è tenuto sabato 18 aprile un interessante incontro su quanto accaduto nel settembre 1944 sul Montegrappa, il monte diventato famoso per gli eventi della prima guerra mondiale perchè dopo Caporetto diventò il baluardo di difesa contro l’avanzare degli austriaci.

Catia Costanzo Boschieri con i sidaci di Cremella Ave pirovano e Barzanò giancarlo Aldeghi

Catia Costanzo Boschieri con i sidaci di Cremella Ave pirovano e Barzanò giancarlo Aldeghi

Nella seconda guerra mondiale divenne invece teatro del rastrellamento del Grappa denominata “Operazione Piave” definita da Sergio Luzzatto storico e giornalista del Corriere “ la più sanguinosa azione militare anti partigiana che abbia avuto luogo durante i 20 mesi della guerra di liberazione e la più grave disfatta militare della Resistenza e di tutta la storia”

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Una vicenda che può essere assimilata a quelle che hanno interessato Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto.

A presentare gli avvenimenti di quei giorni affiancata da Eugenio Pirovano e Carlo Eboli la signora Catia Costanzo Boschieri nipote di Antonio Boschieri un giovane partigiano di 23 anni impiccato durante i giorni del grande rastrellamento.

Un rastrellamento deciso in grande stile con lo schieramento di 8000 uomini (5000 tedeschi e 3000 fascisti) disposti intorno alla montagna dove erano rifugiati 1200 partigiani senza possibilità di fuga.

nella foto a destra Carlo Eboli dell'Arci, al centro la relatrice e a sinistra Eugenio Pirovano

nella foto a destra Carlo Eboli dell’Arci, al centro la relatrice e a sinistra Eugenio Pirovano

Il Montegrappa a differenza della Valsassina è un monte “solo” delimitato dai fiumi Brenta e Piave, dalla piana di Feltre e dalla pianura veneta e quindi accerchiabile.

Così alle 5 di mattina del 21 settembre 1944 iniziò il rastrellamento e in poche ore i nazifascisti circondarono il Grappa: I partigiani colti di sorpresa esaurirono in breve tempo le munizioni a loro disposizione e alle ore 13 il comandante unico delle formazioni partigiane mandò ai battaglioni tramite staffette il messaggio “sono costretto a dare il si salvi chi può”.

Ma perchè i partigiani provarono a resistere e non fuggirono non appena ebbero il sentore dell’imminente rastrellamento?

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Giungevano notizie da più fronti documentate anche da messaggi radio che davano per imminente lo sbarco degli alleati a Venezia e che annunciavano l’incremento dei lanci di armi e cibo che non si sono mai visti ha aggiunto la relatrice.

C’è stata poi un errata previsione tattica: i partigiani non pensavano che le forze nemiche fossero in grado di circondare il Grappa, avendo questo un’area di 450 km quadrati.

Alla fine del massacro ecco il numero di vittime fra partigiani e civili:

40 caduti in combattimento, 260 impiccati o fucilati (fra cui 4 donne  di cui una incinta e ragazzini, contadini o malgari) 250 deportati che non hanno fatto più ritorno, un numero non definito di persone inviate ai campi di lavoro. Numero di vittime fra le forze nazifasciste: 4 morti e dodici feriti.

Nel 1964 si svolsero nei tribunali di Vicenza , Belluno e Treviso i processi nei confronti dei rastrellatori fascisti ma le pene sono risultate alla fine insignificanti. Solo nel 2006 sono stati ritrovati i faldoni che hanno chiarito le effettive responsabilità e sopratutto evidenziato tutte le impunità dei responsabili.

Nel 1974 a distanza di 30 anni degli avvenimenti fu inaugurato sul Montegrappa il Monumento al Partigiano, un luogo sacro per la memoria di quei tragici giorni che invitiamo i nostri lettori a visitare. Anche la mostra allestita per l’occasione in sala civica ha riscosso grande interesse.


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