Articolo di Valentino Crippa
Prima che tutto cada nel dimenticatoio, a piccole dosi il Barzanese vuole offrire attraverso i racconti dei nostri anziani allora giovanissimi come si viveva alla metà del secolo scorso nel nostro paese, allo scopo di rinverdire e conservare la memoria storica tramandandola alle future generazioni.
Ci è sembrato interessante iniziare dall’acqua che a quei tempi per la maggior parte della popolazione era inesistente come servizio pubblico all’interno delle abitazioni. Nell’immediato dopoguerra poche famiglie avevano questo privilegio.
E allora, chiediamo a Angelo Redaelli classe 1936 residente nella frazione di Torricella, come si risolveva il problema?
A Barzanò sia il centro paese che le frazioni erano disseminati di pozzi. Ogni zona e ogni cortile aveva di norma un pozzo. L’acqua era fresca perché veniva prelevata in profondità. Grazie al meccanismo di rotazione del “curlet” un legno tondo sul quale era avvolta una catena e alla quale veniva fissato il secchio, le persone restando in superficie potevano calare il secchio che in pochi secondi raggiungeva il livello dell’acqua anche in pozzi profondi. Il secchio di acciaio con il suo peso affondava e si riempiva d’acqua che veniva riportata in superficie anche mezzo vuoto se persone inesperte lo facevano ondeggiare e sbattere contro le pareti del pozzo.
Dopo il lavoro io e i miei fratelli a turno andavamo a prendere a 150 metri da casa l’acqua nel pozzo di via Oriano a Torricella. Arrivati a casa ci dissetavamo con “ul bel cazzu d’acqua” (mestolo di acciaio).
Se l’acqua dopo un’ora non era più fresca andavamo a prenderne dell’altra e quella rimanente veniva messa nel “segiom” un grosso secchio che veniva utilizzato anche per lavare i panni.
Un’altra esperienza quella di Luigi Pirovano classe 1926 che nel 1956 si è sposato con Enrica Proserpio.
“Dopo il matrimonio ci dice Pirovano siamo andati a abitare in una casa di una nostra parente in via Garibaldi nel centro di Barzanò dove l’acqua in casa c’era già”. Una vera fortuna a quei tempi.
Come mai a differenza della maggioranza della popolazione avevate già questo importante servizio in casa?
Perché grazie ai signori Manati allora proprietari della villa oggi Garbarino-Salmaso furono realizzate le prime tubazioni che hanno incanalato l’acqua che scendeva dalla collina di Sirtori. Il servizio in casa fu facilitato anche per la presenza negli stessi edifici di diverse attività economiche che si trovavano a pianterreno. Fra queste per citare un solo esempio il Panificio di Arturo Montanelli (in seguito Panificio Arlati) che aveva forte necessità di avere a disposizione questo servizio molto più comodo del pozzo.
L’acqua abbondante incanalata sgorgava in continuazione dal “pisarott” sull’attuale via Sirtori al confine con il territorio tra i due comuni di Barzanò e Sirtori.
Però ci dice Luigi Pirovano la maggior parte della popolazione del centro paese si recava per approvvigionarsi alla fontana pubblica dotata di pompa collocata in viale Manara accanto al Municipio ancora oggi bene in vista. Famiglie e animali, si dissetavano qui. L’acqua non mancava mai.