Inizio manifestazione al Parco Rimembranze, corteo tra Viale Manara e Via Garibaldi, sino al sagrato della chiesa parrocchiale. Un centenario del 4 novembre vivace, interessante, ben organizzato e coordinato dagli Alpini del paese e dal bersagliere Raffaele Perego. Toccanti le letture dei ragazzi della scuola primaria, accompagnati dalle loro insegnanti, sulle condizioni impossibili che i soldati erano costretti a sostenere sul fronte. Gli stessi ragazzi hanno intonato “La canzone del Piave” e l’inno di Mameli. Poi un momento di forte emozione, quello della lettura dei 69 nomi dei giovani barzanesi che non hanno fatto ritorno dal fronte su un totale di 194. Anche le deposizioni delle corone di fiori al monumento ai caduti nel Parco delle Rimembranze e a quello degli Alpini, accompagnate dal suono del bravo trombettiere, sono stati tra i momenti più significativi.
Ma è stato sopratutto il discorso pronunciato dal Sindaco Giancarlo Aldeghi a lasciare il segno, facendo molto riflettere i presenti. “Siamo qui non per festeggiare una vittoria, ma per festeggiare la fine di una guerra che è stata devastante. Quando ho pensato cosa dovevo dire oggi, mi è tornato in mente un mio professore di italiano, che per cinque anni di fila ci ricordava l’aneddoto del rospo”.
“Il rospo messo in una pentola con l’acqua fredda se ne stava tranquillo. Poi lentamente l’acqua è stata scaldata e il rospo si sforzava di adattarsi alla variazione di temperatura. Fino a che l’acqua è diventata bollente e insopportabile , ma il rospo non poteva più uscire dalla pentola perché le sue forze le aveva impiegate per adattarsi”
“Molti possono pensare che il rospo sia morto per l’acqua bollente” ha detto il Sindaco, “ma non è così: il rospo è morto perché non aveva capito quando era il momento di uscire dalla pentola. E’ in questo modo che nascono le guerre. Si comincia a alzare la tensione e sempre di più il livello di scontro fra le persone. Oggi, in questo periodo storico, sta succedendo questo: il livello di scontro fra gli stati è molto alto e anche in Italia è così. Si sentono nefandezze sugli immigrati o sugli handicappati che solo quattro o cinque anni fa chi le pronuncia oggi si sarebbe vergognato. La società si sta abituando, come il rospo. E’ necessario dire basta. Se non ci fermiamo tutto ciò porterà a uno scontro sociale con danni gravissimi al nostro paese”.
“Il senso di questa manifestazione non è solo di celebrare la vittoria ma sopratutto festeggiare la fine della guerra e comprendere in tempo i pericoli che può correre la pace. Viva L’Italia paese costruttore di pace e solidarietà” ha concluso Giancarlo Aldeghi.
Il corteo è poi partito dal Parco delle Rimembranze alla volta del sagrato della chiesa dove il Parroco Don Renato Cameroni ha dato la benedizione e il suo saluto ricordando il valore della giornata, mentre Michele Vitali ha molto opportunamente ricordato la figura di Teodoro Moneta, premio Nobel per la Pace. La mattinata si è conclusa nella chiesa parrocchiale con la celebrazione della Santa Messa.