IL DISCORSO DI ENRICO AVAGNINA PRESIDENTE PROVINCIALE DELL’ANPI
Sig. Sindaco, autorità, amici e parenti dei caduti
A nome dell’ANPI vi ringrazio per la vostra presenza in questo 15 ottobre 2021 per commemorare i partigiani qui caduti 77 anni fa per la libertà dell’Italia.
La guerra partigiana ha inizio sulle nostre montagne dopo l’8 settembre 1943 e nel maggio 44 si organizza in Valsassina la prima brigata partigiana con una struttura di tipo militare e di guerriglia
È la 40° Matteotti i tedeschi in risposta organizzano subito in Valle un rastrellamento a tappeto, lasceranno la Valsassina dopo 15gg. di terrore
nel frattempo, a giugno il C.V.L. (corpo volontari libertà) si era costituito a Milano in forma unitaria con le rappresentanze politiche, e lancia un appello a tutti gli italiani di ogni fede politica e religiosa perché si uniscano nella lotta contro occupanti tedeschi e la Repubblica di Salò
a settembre del ’44 si costituiscono le Brigate Garibaldine
In Valsassina, in Val Varrone, sulle Grigne, e nelle valli bergamasche operano tre brigate la 55° Rosselli la 89°Poletti la 86° Jessel.
I partigiani così organizzati compiono azioni militari contro i presidi e le caserme fasciste a Ballabio, a Colico, a Bellano
Ma puntualmente nell’ottobre del ’44 cinque divisioni di montagna tedesche armate di tutto punto iniziano un secondo rastrellamento con l’ordine di distruggere e uccidere i partigiani e tutte le loro basi che di fatto erano i rifugi alpini e le baite dei nostri contadini.
Tutte le strade di comunicazione verso la Valsassina sono occupate e presidiate dai tedeschi praticamente la Valsassina è accerchiata
Non ci sono alternative i partigiani della I e II divisione con i loro comandanti stremati dalle fatiche con parecchi malati si defilano attraverso i sentieri di montagna innevati e vanno verso la Svizzera
ma molti sono i partigiani che verranno fermati e fucilati a Introbio, a Barzio, a maggio
nel novembre del ’44 arriverà anche il proclama di Alexander, inascoltato perché fin dall’inverno a piccoli gruppi la 55 Rosselli si riorganizza
Ma non ci fu solo questa Resistenza, dalle ultime ricerche che i nostri storici stanno svolgendo negli archivi di stato risulta che.
- I deportati Valsassinesi sono circa 350 di questi 12 si trovarono sul treno 81 lo stesso che trasportò il Beato Teresio Olivelli e il fratello del Presidente Pertini, Eugenio ucciso il 25 aprile del 45 a Flossemburg;
- dei valsassinesi deportati circa 50 sono morti nei lager ;
- i valsassinesi registrati dall’OVRA nel Casellario politico centrale furono 24 di cui 3 parroci.
Fin dal 1943, prima le bande e poi le brigate partigiane erano sottoposte ad una pressione brutale perché questo territorio, era stato sempre considerato dai tedeschi e dalle GNR una possibile via di fuga, in considerazione che nel 44 ormai si prevedeva una brutta fine per loro visto l’evolversi della guerra in Europa.
La logica di questa violenza è che il terrore, la paura, la vendetta devono essere sparsi a piene mani in modo che la popolazione si rinchiuda nelle case, o passi con i fascisti o comunque in nessun modo sia sostegno di popolo alle azioni partigiane.
Ma questo non avvenne, per questo dobbiamo ricordare anche una altra Resistenza delle donne, di settori della società civile che nonostante la brutalità di questa occupazione, anche qui in questo pezzetto d’Italia, con l’intreccio di dialetti e di lingue che si creò in quei giorni, gettarono le basi per la costituzione di una nuova comunità ed un nuovo Stato, cercando di dare corpo al comune desiderio di pace, di lavoro e di un mondo più giusto e senza soprusi.
Per la nostra associazione essere qui anche dopo molti anni è un dovere verso le nuove generazioni perché per noi fare Memoria come prevede il nostro statuto non è soltanto rivolgere un doveroso tributo al sacrificio dei partigiani caduti, ma significa soprattutto diffondere lo spirito antifascista e di conseguenza antirazzista che animò il coraggio e le scelte, delle donne e degli uomini che con la loro Resistenza liberarono l’Italia dall’oppressione nazista e fascista.
Trasmettere memoria vuol dire costruire relazioni tra le persone e soprattutto tra le generazioni, l’antifascismo oggi è la difesa della democrazia da qualsiasi forma aperta o strisciante di autoritarismo, dai nuovi razzismi, dalla negazione della storia.
Significa non chiudersi nella difesa dei nostri privilegi ma scegliere di nuovo di difendere gli ultimi, accogliere i più deboli perché diventino cittadini a pieno titolo, significa sostanzialmente applicare la nostra Costituzione.
Significa condannare sempre il fascismo ed insegnare come esso sia un disvalore che si basa su una idea sbagliata della convivenza umana, quella in cui esistono uomini e sottouomini, sommersi e salvati, in cui il diritto della forza prevale sulla forza del diritto.
Quello che ci sentiamo in dovere di fare, per una nuova rinascita della Nazione è indicare quello che per noi rimane il programma politico, entrato in vigore il 1° gennaio del 1948, è la nostra Costituzione “un documento tra i più avanzati che aggiunge ai diritti politici i diritti sociali ed integra l’affermazione di principi con indicazioni precise ai Governi per la loro attuazione”.
Perché come ha detto il nostro presidente Mattarella “non cerchiamo tante definizioni, il fascismo è tutto il contrario di ciò che c’è scritto nella Costituzione e viceversa”
Per tutto ciò la nostra gratitudine vada sempre a quelle donne ed a quegli uomini che fecero la lotta di Liberazione generosamente pensando al nostro futuro.
LETTURA DA PARTE DEGLI STUDENTI DELLA SCUOLA MEDIA INTROBIO
“Vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è una malattia dei giovani (…)”
È così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.”
Pietro Calamandrei, Discorso agli studenti del 26 gennaio 1955