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In Canonica la mostra di Giulia Santambrogio piena di significati che riguarda tutti noi

Lacrime, Vestiti e Nodi. E una parte della mostra di Giulia Santambrogio giovane insegnante di scuola media e caposcout l’hanno realizzata in tanti insieme all’artista. Giulia ci porta davanti a una matassa di lana colorata che rappresenta i Nodi intendendo come tali le nostre interiorità e nello specifico le nostre ansie, le angosce, le paure.

“Ho chiesto ai miei studenti di fare dei nodi per ricordare cose che fanno star male come aver litigato con i genitori o con le amiche, e essendo capo scout ho coinvolto anche il mio gruppo di 150 ragazzi con i rispettivi genitori…”

Abbiamo realizzato i nodi a significare le relazioni che c’erano fra di noi fratelli, parenti, amici. All’inizio il cerchio era molto grande ma man mano che la matassa si districavamo la matassa ci avvicinavamo sempre più. Un gioco che si può fare anche con i visitatori.

 

Le Lacrime Giulia le ha realizzate attraverso un indumento posato ai bordi del fonte battesimale. È un omaggio all’atto del piangere, un modo per rielaborare quello che succede e prenderne consapevolezza. Le lacrime sono quelle personali e poi quelle del mondo che riguardano o hanno riguardato le guerre, la povertà, la pandemia.

Ci sono poi i Vestiti che vengono paragonati alle persone. Vestiti impermeabili, morbidi, appiccicosi, tutti tessuti diversi come le persone che possono essere accoglienti, spigolose, impermeabili, ma nelle quali vedere nuove opportunità, qualcuno di cui fidarsi e contare.

 

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